Forza dai, si entra anche in questa stanza, la mamma ci ha dato l’ok ed io allora spingo Pasticciotta in avanscoperta mentre con grande entusiasmo cantiamo il nostro inno: “noi siamo i Cosmoclown, una banda di svitati.......”. Il bimbo non ci guarda, gira la testa ovunque quasi volesse vedere tutto tranne noi. La nostra canzone va avanti ma lui sembra da un’altra parte, non gli interessiamo, questo ci è chiaro ormai. Parla in modo strano però, eppure ha 6 anni, non dovrebbe essere così. Solo adesso capiamo che è in questa stanza che si trova il bambino speciale di cui ci aveva parlato la capo sala. In mezzo a questo vai e vieni di pensieri, la nostra canzone volge al termine e lui nel frattempo non ha mai incrociato il nostro sguardo, nemmeno per un secondo. Ma ora sappiamo perché, sappiamo che comunicare in questi casi è un’impresa impossibile, sappiamo che l’isolamento è il suo mondo. Possiamo accontentarci però di aver reso quella stanza un po’ più vivace, almeno per qualche minuto, è già qualcosa. Ma è proprio quando meno te lo aspetti che la forza di quest’opera diventa realtà sorprendente: la canzone adesso è finita e non appena l’ultima corda dell’Ukulele ha terminato di vibrare, scatta un fragoroso applauso, il suo applauso, come una freccia scoccata verso il nostro petto che ci trafigge inaspettatamente. Non hai perso una nota ragazzino, le hai ascoltate tutte e ce lo hai voluto dire. L’applauso è solo per te!